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Registro dei Corrispettivi: cos’è, a cosa serve e come compilarlo

FidoCommercialista

18 aprile 20257 min

Nel mondo imprenditoriale esistono diversi adempimenti e uno di questi è il Registro dei Corrispettivi: un pilastro della contabilità quotidiana per molti commercianti, artigiani e piccoli imprenditori.

Compilare e aggiornare correttamente il Registro dei Corrispettivi è un obbligo legale vigilato dall’Agenzia delle Entrate. Errori, omissioni o irregolarità formali, anche se involontari, possono infatti esporre l’imprenditore a sanzioni e contestazioni fiscali potenzialmente onerose.

Ma niente panico, sei nel posto giusto. 

in questo articolo, scritto in collaborazione con il nostro partner commerciale FidoCommercialista, vedremo nel concreto cos’è, a cosa serve e come si compila il Registro dei Corrispettivi

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Cosa sono i corrispettivi?

Prima di tutto, è necessario chiarire cosa si intende per corrispettivo:

Nel linguaggio fiscale italiano, il termine corrispettivi designa gli importi incassati da un’impresa per la cessione di beni o la prestazione di servizi, quando non viene emessa fattura. 

È quindi una categoria distinta e riguarda le attività a contatto diretto con il pubblico, come negozi, ristoranti, artigiani e operatori del commercio al dettaglio.

Il corrispettivo rappresenta il pagamento ricevuto dal cliente finale, comprensivo di ogni eventuale imposta (come l’IVA), per beni venduti o servizi eseguiti. Questo incasso deve essere documentato e registrato correttamente, secondo le modalità stabilite dalla normativa tributaria, per garantire trasparenza e regolarità fiscale.

Il riferimento normativo: DPR 633/1972, art. 24

L’articolo 24 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 633/1972 stabilisce che i soggetti non obbligati all’emissione della fattura devono annotare in apposito registro l’ammontare complessivo dei corrispettivi percepiti, distintamente per ciascun giorno. 

Questo obbligo costituisce la base per la tenuta del cosiddetto Registro dei Corrispettivi.

Corrispettivi e IVA: gestione e implicazioni

Nel regime ordinario e semplificato, i corrispettivi devono includere l’IVA

Questo significa che l’importo incassato è già comprensivo d’imposta, e lo scorporo IVA verrà calcolato dal registratore di cassa per definire il totale dell’ammontare dell’IVA sulle vendite.

Nel regime forfettario, invece, i corrispettivi incassati non sono soggetti ad IVA, e il valore incassato è equivalente al ricavo lordo, da cui si calcola il reddito imponibile applicando il coefficiente di redditività previsto per l’attività svolta.

Entriamo ora nel dettaglio del Registro dei Corrispettivi.

Registro dei Corrispettivi: cos’è e a cosa serve?

Il Registro dei Corrispettivi è un documento contabile nel quale vengono annotati, giorno per giorno, tutti i ricavi derivanti da cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuati senza emissione di fattura. 

Si tratta di un registro ufficiale e fiscalmente rilevante, la cui tenuta consente al contribuente di dimostrare l’ammontare dei corrispettivi percepiti in ciascuna giornata lavorativa, anche nei casi in cui non sussista un documento fiscale (fattura) emesso verso il cliente.

Il registro può essere tenuto in forma cartacea, previa vidimazione presso l’Agenzia delle Entrate, oppure in formato digitale, purché conforme agli standard di conservazione previsti dalla normativa (firma elettronica e marca temporale, se richieste).

La registrazione deve avvenire entro il giorno successivo a quello in cui si è effettuata l’operazione, e comunque prima dell’inizio dell’attività del giorno successivo. 

Attenzione: Non tutte le attività economiche possono utilizzare il registro cartaceo in alternativa al registratore telematico, in quanto la memorizzazione elettronica e la connessa trasmissione dei dati dei corrispettivi giornalieri sostituiscono gli obblighi di registrazione di cui all'art. 24 del DPR 633/72. Pertanto, gli esercenti che memorizzano e trasmettono tali dati non sono tenuti all'annotazione dei corrispettivi sul relativo registro.

Solo alcune categorie specificamente previste dalla normativa possono accedere a questo tipo di tenuta contabile.

A cosa serve il Registro dei Corrispettivi?

La funzione principale del Registro dei Corrispettivi è quella di consentire all’amministrazione finanziaria – e allo stesso contribuente – di determinare correttamente il volume d’affari ai fini IVA e, in caso di contabilità ordinaria o semplificata, ai fini reddituali.

Oltre a ciò, esso rappresenta un supporto pratico per:

  • Documentare gli incassi giornalieri derivanti da operazioni senza fattura;

  • Fornire una prova scritta in caso di verifiche fiscali;

  • Mantenere il controllo interno dell’attività, specialmente per microimprese e artigiani;

  • Tenere traccia delle movimentazioni economiche giornaliere, facilitando la gestione amministrativa.

Differenza tra corrispettivi e fatture

È utile distinguere il concetto di “corrispettivo” da quello di “fattura”. 

Mentre la fattura rappresenta un documento fiscale individuale, nominativo e dettagliato, emesso su richiesta del cliente o in presenza di obbligo normativo, i corrispettivi rappresentano incassi non accompagnati da fattura, certificati in forma aggregata sul registro.

Questo implica che il Registro dei Corrispettivi:

  • Non contiene dati del cliente;

  • Non ha valore sostitutivo della fattura per il cliente con partita IVA;

  • È redatto in forma riepilogativa;

  • Ha rilevanza ai fini dell’IVA e della tracciabilità degli incassi.

Questa distinzione è cruciale per comprendere il senso e l’utilità del registro nel più ampio quadro degli adempimenti fiscali e contabili italiani.

E sebbene oggi la tecnologia e la digitalizzazione abbiano introdotto strumenti automatizzati di rilevazione e trasmissione dei dati (come i registratori telematici), il Registro dei Corrispettivi continua a essere, per molte categorie, l’unica forma prevista per adempiere agli obblighi contabili

Chi è obbligato alla compilazione del Registro dei Corrispettivi?

Non tutti i soggetti con Partita IVA, infatti, sono chiamati a questo adempimento, ma solo coloro che rientrano in precise categorie fiscali e operative ben delineate dalla normativa italiana, in particolare dall’articolo 24 del D.P.R. 633/1972.

L'obbligo di registrazione, infatti, nasce solo in assenza dell’obbligo di fatturazione sistematica. 

Chi vende a privati e non emette fattura deve, salvo utilizzo del registratore telematico, compilare il registro per annotare con cadenza giornaliera tutti i corrispettivi percepiti. Ecco le principali categorie che sono obbligate a tenere il Registro dei Corrispettivi:

  • Commercianti al dettaglio, se non utilizzano il registro telematico o in caso di malfunzionamento;

  • Artigiani con vendita diretta, se vendono servizi al pubblico senza emissione di fattura;

  • Ristoranti, pizzerie, bar, take-away, di registrazione giornaliera degli incassi se non automatizzati;

  • Alberghi, con obbligo per le prestazioni rese senza fattura a privati;

  • Edicole, tabaccai, venditori ambulanti, con esonero parziale per particolari beni come monopoli e lotterie;

  • Centri estetici, benessere, palestre, se incassano in contanti senza emissione sistematica di fattura;

  • Imprese miste (vendita a privati + fatture a P.IVA), con obbligo limitato alle sole quote non fatturate. 

Come si evince, l’obbligo scatta ogni qualvolta ci sia un’entrata economica che non sia coperta da documento fiscale specifico (fattura) e che venga gestita con forme di incasso diretto.

Sono esclusi dal tenere il Registro dei Corrispettivi tutte quelle attività che si avvalgono esclusivamente di un registratore telematico, in quanto l’obbligo è assolto mediante trasmissione automatica. 

Uno degli errori più comuni è quello di sottovalutare l'obbligo, ritenendo che basti non superare determinate soglie di reddito per essere esclusi dalla compilazione del registro. In realtà, la normativa non si basa sul volume d'affari, ma su:

  • tipo di operazioni effettuate; 

  • presenza o meno di strumenti idonei alla certificazione

Per questo è fondamentale valutare caso per caso l’applicabilità dell’obbligo, confrontandosi con un commercialista specializzato.

Come Compilare il Registro dei Corrispettivi?

È fondamentale conoscere come si compila correttamente, quali sono le informazioni da inserire, le tempistiche da rispettare e le modalità accettate dalla normativa.

La compilazione deve avvenire giornalmente, registrando l'importo totale dei corrispettivi incassati e, anche nei giorni in cui non si registrano incassi, va comunque annotato "zero operazioni" per garantire la continuità e la completezza del registro.

La prima regola da tenere a mente è che non è consentito posticipare la registrazione oltre il giorno successivo all’incasso: questo significa che l’annotazione deve essere effettuata entro le 24 ore successive a ogni giornata di attività, rispettando sempre l’ordine cronologico. Non sono consentite compilazioni retroattive, né settimanali o mensili.

L’omessa annotazione di una giornata senza incassi costituisce violazione formale, e come tale può essere sanzionata. Non è sufficiente “lasciare in bianco”: anche l’assenza di operazioni è un’informazione rilevante per l’Amministrazione Finanziaria.

È possibile poi scegliere tra due modalità di tenuta del registro:

  • Formato cartaceo: il registro cartaceo deve essere numerato progressivamente, non deve contenere spazi bianchi, né deve permettere correzioni non tracciabili. È possibile acquistarlo prestampato oppure stamparlo in autonomia, purché sia rilegato in modo fisso (non ad anelli), e firmato periodicamente.

  • Formato elettronico: è una modalità sempre più diffusa. Il registro può essere compilato in formato digitale, tramite file PDF/A o software gestionali, purché sia immodificabile e archiviato secondo le disposizioni del Codice Civile. Per essere conforme, deve essere firmato digitalmente o conservato con un sistema che ne garantisca l’inalterabilità. In caso di controllo, l’Agenzia delle Entrate può richiederne l’esibizione entro 15 giorni.


Se si è clienti di FidoCommercialista, l’intera gestione è integrata nella piattaforma digitale, con reminder automatici, archiviazione cloud e compilazione guidata conforme alle normative.

Errori nel Registro dei Corrispettivi e come correggerli

Tra gli errori più frequenti troviamo:

  • Registrare solo il lordo senza calcolare l’imponibile e l’IVA separata;

  • Applicare un unico coefficiente di scorporo anche a incassi soggetti ad aliquote differenti;

  • Compilare il registro con cadenza mensile, invece che giornaliera;

  • Omettere la specificazione dell’aliquota applicata per ciascun corrispettivo.

Nel caso ci si accorga di aver commesso un errore, ecco cosa bisogna fare: 

Se si compila il registro a mano e ci si accorge di un errore, non è ammesso l’uso del bianchetto né la cancellazione del dato errato. La correzione deve avvenire con una riga sottile sull'importo errato e una nuova annotazione accanto, firmata e datata. 

Nei registri digitali, invece, l’unica modalità consentita è l’annullamento del file errato e la creazione di una nuova versione firmata digitalmente, con data e motivazione dell’aggiornamento.

Va ricordato che il registro dei corrispettivi deve essere conservato per almeno 10 anni (ai sensi dell’art. 2220 c.c.), sia in formato cartaceo che elettronico. 

Per evitare sanzioni e irregolarità, affidarsi a un servizio di commercialisti online aggiornato e specializzato, come FidoCommercialista, permette di tutelare la propria attività e gestire ogni adempimento in totale serenità.

Registro dei Corrispettivi e scorporo IVA: come gestirlo in modo corretto

La corretta gestione dello scorporo dell’IVA all’interno del registro dei corrispettivi rappresenta una delle attività contabili più delicate per chi vende beni o presta servizi a consumatori finali, senza emissione di fattura. 

Cos’è lo scorporo IVA e perché è necessario?

Quando un’impresa incassa un corrispettivo comprensivo di IVA – ad esempio 122 euro – deve determinare quanto di quell’importo rappresenta effettivamente il compenso “pulito” (cioè al netto dell’imposta) e quanto invece costituisce IVA da versare allo Stato.

Questa operazione è nota come scorporo dell’IVA e deve essere effettuata per ciascun incasso registrato nel libro dei corrispettivi. 

La normativa impone che l’annotazione nel registro distingua sempre tra:

  • importo lordo incassato

  • base imponibile (imponibile netto)

  • IVA relativa

È qui che entra in gioco il concetto matematico di scorporo: un calcolo preciso da eseguire in base all’aliquota IVA applicata, che può variare (22%, 10%, 5%, ecc.), e che comporta l’utilizzo di coefficienti specifici.