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Euro digitale, spiegato facile

Redazione Tot
Redazione Tot
29 marzo 2023

Cash is king, in epoca di crisi e instabilità finanziaria ancor di più. Ma in Europa, dati alla mano, circola sempre meno contante. A “certificarlo” è direttamente la Banca Centrale Europea secondo la quale, nel 2021, i pagamenti non in contanti (ovvero quelli elettronici, digitali, mobili, eccetera) sono aumentati del 12,5%, per un totale di 197 miliardi di euro di transazioni.

A guidare questo trend sono le nuove abitudini post-pandemiche dei consumatori, certamente, quotidianamente abituati ad utilizzare sempre più frequentemente i pagamenti digitali, ma non solo. Nonostante gli alti e i bassi del settore cripto, vi è un sempre più massivo interesse di cittadini e fondi d’investimento nei confronti delle criptovalute, e tutto ciò ha spinto le Banche Centrali ad esplorare nuove soluzioni per creare una trasposizione digitale delle valute fiat: una vera e propria valuta digitale. Più tecnicamente, CBDC.

Ed è proprio a questo orizzonte che sta guardando la BCE, che vuole creare il cosiddetto “euro digitale”. Ma andiamo per ordine.

Cos'è una CBDC e come funziona

CDBC è l’acronimo di “Central Bank Digital Currency”. In parole semplici, è la moneta elettronica che viene emessa da una banca centrale e, per questo motivo, ha le stesse caratteristiche essenziali della valuta fisica in circolazione.

Uno dei primi esempi di CBDC è lo yuan digitale cinese: si chiama eCNY ed è stato lanciato come progetto pilota nel 2019, per poi essere largamente usato durante i Giochi Olimpici di Pechino nel 2022.

Le CBDC sono pensate, in via generale, per essere un metodo alternativo che, rispetto al contante, risulta più veloce e sicuro. Inoltre, sono inclusive nella misura in cui consentono l’accesso al sistema anche a chi non possiede un conto bancario. Diventa sufficiente, infatti, aprire un wallet digitale.

Differenze tra CBDC e crypto

Seppur tecnologicamente basata sulla tecnologia DLT (tipica delle blockchain di Bitcoin ed altre criptovalute), una CBDC possiede delle caratteristiche che la differenziano nettamente dalle criptovalute propriamente decentralizzate: è infatti una cripto-moneta, sì, ma in quanto emessa da una Banca Centrale subisce tutte le influenze delle politiche monetarie del Paese che la emette e delle decisioni della sua Banca Centrale.

Viceversa, una CBDC non subisce la volatilità a cui sono soggette praticamente tutte le crypto: è più stabile, certamente, e allo stesso tempo non offre nessuna opportunità di apprezzamento del prezzo come accade a Bitcoin, Ethereum ed alle criptovalute più note, che per una serie di fattori (in primo luogo speculativi) tendono ad acquisire valore nel tempo.

Così nasce l’Euro digitale

Stando ai dati di un rapporto a cura dell’EDPS, ovvero dell’ufficio del Garante Europeo della protezione dei dati, nel mondo sono già 87 i Paesi che stanno studiando come lanciare e gestire le valute digitali delle proprie banche centrali.

Ed anche l’Europa, ovviamente, vuole essere della partita. La Banca Centrale Europea ha posto le basi per una prima fase di indagine (una fase istruttoria partita nel 2021 fino al 2023) per avviare una nuova CBDC, ovvero il cosiddetto “Euro digitale”.

L’Euro digitale diventerebbe l’equivalente elettronico delle banconote e delle monete di Euro e sarebbe una moneta parallela al contante, usata per i pagamenti dei Paesi dell’Eurozona. In questo modo i cittadini europei potrebbero depositare denaro presso la BCE, e non solo presso le banche commerciali, come avviene oggi.

Ma perché la BCE vuole fare un cripto-Euro? Sono diversi i motivi che hanno spinto i vertici di Francoforte a incamminarsi lungo la strada delle CBDC, tra questi:

  • Soddisfare le abitudini sulle nuove modalità di pagamento dei consumatori europei;
  • Anticipare la concorrenza delle CBDC di altri Paesi che potrebbero minacciare la sovranità e la stabilità monetaria e finanziaria europea;
  • Rendere più semplice il tracciamento e il contenimento dei reati finanziari (ed infatti l’euro digitale ha anche sollevato molti dubbi sul fronte della tutela della privacy.

Roadmap (ovvero, quando arriverà)

A inizio novembre 2022 il vice presidente europeo della Commissione UE, Valdis Dombrovskis, ha annunciato che la Commissione “vuole presentare una proposta legislativa sull'euro digitale entro la prima metà del 2023 per poi avviare i negoziati con il Parlamento europeo e gli Stati membri".

Con ogni probabilità ci vorranno diversi anni prima di poter sfruttare l’Euro digitale. Dopo la fase istruttoria, è previsto un secondo step di test che dovrebbe far slittare l’uso dell’Euro digitale di altri tre anni, ovvero fino al 2026.

Intanto lo scorso settembre la BCE ha annunciato quali saranno i partner tecnici che la supporteranno in questa prima fase istruttoria. Sono cinque i prescelti tra i 54 che si erano candidati. Tra questi ci sono le europee Epi, Worldline e CaixaBank, ma anche un’italiana, Nexi. A completare la cinquina il colosso statunitense dell’eCommerce, Amazon. Il mandato, per ora, è meramente consultivo-tecnologico: supportare la Banca Centrale Europea nello sviluppo front-end di interfacce di servizi e nel testare transazioni e sistemi di pagamento peer-to-peer.

Che monetine e contanti possano un giorno sparire dalle nostre tasche è davvero molto prematuro anche solo da ipotizzare, onestamente. Ma siamo comunque all’inizio di una nuova, storica, fase nella nostra relazione quotidiana con i soldi.

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